Ve lo ricordate quando pagavamo lo scatto alla risposta, tenevamo d’occhio l’orologio perché la telefonata non ci prosciugasse il credito, o eliminavamo gli spazi nel testo degli SMS per non sforare il numero massimo di caratteri?
Bene, come avete visto (mi rivolgo ai tanti amici, a cui va un grande grazie, che hanno scelto di seguire queste mie strambe pubblicazioni) esco un po’ dal contesto localizzato di Capiago Intimiano e torno per oggi a parlare di questioni di carattere generale, in particolare del giusto peso delle comunicazioni.
C’era una volta il giusto* prezzo delle comunicazioni
Sì, perché se vi siete ritrovati nell’incipit di questo articolo e avete fatto il conto di quanti soldi abbiamo speso negli anni addietro per comunicare con parenti, amici e conoscenti, significa che anche voi (come me, come tutti) in quegli anni avete avuto la fortuna di dover dare il giusto peso alle comunicazioni, perché l’operatore ci “aiutava” dando loro un giusto* prezzo.
* “giusto” si fa per dire… alcuni operatori ci hanno salassato senza pietà, ma non è questo il tempo delle polemiche; ormai quel che è fatto è fatto.
Oggi, invece, con un costo mensile pari a una manciata di vecchi SMS abbiamo tutto incluso: telefoni a chi ti pare e ci stai attaccato finché ti reggono le corde vocali (o i suoi timpani), scrivi tutti gli SMS… ehm.. scusate sono un nostalgico, volevo dire tutti i (o gli?) WHATSAPP che ti pare a chi ti pare ovunque nel mondo, mandi foto, video, insomma arriva la fine del mese che non hai consumato manco metà del traffico che ti han dato e sei lì a chiederti in quale altro modo potresti sfruttarlo.
Posto che non sono l’unico nostalgico, tant’è che anche Messanger di Facebook vuole reintrodurre il concetto di “squillo”, quello strano modo di fare capire ad una persona che le stai pensando… torniamo all’argomento principale: come facciamo a dare il giusto peso alle comunicazioni, oggi che le comunicazioni non hanno più un prezzo?
Come possiamo dare oggi il giusto peso alle comunicazioni?
Dobbiamo fare uno sforzo in più, a mio avviso, per non cadere nella trappola del “tutto quello che è gratis lo faccio fino alla morte“. Perché per quanto la comunicazione intesa come trasferimento di informazioni da un interlocutore A ad un interlocutore B sia effettivamente (quasi) gratis, non è detto che il nostro destinatario sia disposto ad accettare di buon grado questa inondazione di messaggi, audio, video, foto e chi più ne ha più ne metta.
Parliamoci chiaro: nostalgico si, moralista no. Non sto qui a fare la critica di chi (saltuariamente*) manda il buongiorno con un’immagine di una bella signorina o un bel fustacchione o una tazza di caffè: ben venga (a seconda dei gusti).
* saltuariamente: avverbio che significa “Con frequenti e irregolari interruzioni della continuità; a singhiozzo.”, cioè tradotto: “non tutti i santi giorni“.
Quello che però non tollero è l’esagerazione, sempre e comunque onnipresente nei comportamenti del genere umano.
Mi sono così divertito a snocciolare, qui nel seguito, il mio personale pensiero in merito ai più diffusi mezzi e metodi di comunicazione che abbiamo disponibili al giorno d’oggi, con particolare riferimento ai servizi di messaggistica.
Devo ringraziare, per lo spunto di riflessione su questo argomento, i miei “grandi” alunni del corso del corso di tecnologia del lunedì mattina (vi saprò dire di più, per ora vi basti sapere che sono tutti un po’ più grandicelli di me).
Uno o più messaggi scritti su Whatsapp o similari
Quando sento il trillo di Whatsapp (ma vale per Telegram, Facebook Messenger e similari) so che qualcuno mi ha scritto qualcosa; onestamente però immagino che non stia morendo soffocato, altrimenti correrebbe il serio rischio di passare a miglior vita veramente, perché il servizio di messaggistica in questione non è nato per comunicazioni urgenti e in tempo reale; tant’è che se sto facendo qualcosa di importante (per esempio lavorare) non distoglierò l’attenzione residua post trillo per leggere il contenuto, ma rimanderò di qualche minuto.
Poi lo sento suonare nuovamente, solito trillo, e spesso e volentieri il trillo si fa compagnia con un’altra bella manciata di suoi simili. A questo punto mollo l’attività in corso e mi fiondo sul telefono: sembra urgente. Invece mi trovo la sfilza di messaggi che di solito sono articolati secondo questo schema (ipotizziamo una situazione verosimile):
- ciao ale
- volevo dirti una cosa
- sabato è il compleanno di tizio
- ti va se facciamo un regalo tutti insieme
- ?
- pensavo a un paio di occhiali
- o una custodia per il telefono
- mi risp per favore?
- devo sentire anche gli altri!
Una decina di messaggi, una decina di trilli, una decina di micro-distrazioni da quello che stavo facendo fino alla saturazione della sopportazione e all’abbandono definitivo della cosa che stavo facendo per leggere quello che poteva essere tranquillamente scritto in un unico messaggio (con un unico trillo e un’unica micro-distrazione):
- ciao ale, sabato è il compleanno di tizio: ti va se facciamo un regalo tutti insieme? pensavo a un paio di occhiali o a una custodia per il telefono, mi fai sapere? devo sentire anche gli altri…
Personalmente apprezzo molto la capacità che alcune persone hanno di applicare il principio sopra riportato, perché la ritengo una questione di rispetto: non sappiamo a priori se chi sta sentendo suonare il telefono 10 volte di fila sta cazzeggiando, sta studiando o sta operando a cuore aperto un paziente (ok, ho esagerato: si spera che il chirurgo entri in sala operatoria senza cellulare).
Nel dubbio io cerco di limitarmi sempre ad un messaggio singolo: se poi si scatena il botta e risposta significa che entrambi stiamo al gioco, e allora sono il primo che fa a gara a chi digita più velocemente!
Uno o più messaggi vocali (anche qui su Whatsapp o chi ne fa le veci)
Un metodo molto comodo, niente da dire, ma che dovrebbe implicare un extra ragionamento in più da parte del mittente: cosa starà facendo il mio destinatario nel momento in cui riceve il mio messaggio vocale? Perché se mi sforzo un attimo posso anche arrivarci a capire che uno studente in classe, un impiegato in ufficio, un chirurgo in sala (no, ok, la smetto), insomma un cristiano qualsiasi potrebbe anche non avere modo di far partire l’audio del telefono per sentire quello che abbiamo da dire.
Ricordiamoci, in questo caso, di avere pietà del destinatario che non risponde in tempo reale ma che sta aspettando il momento opportuno per ascoltare la nostra voce!
Esistono ancora le telefonate, lo sapevate?
Proprio così: gli operatori telefonici e i produttori di smartphone hanno deciso, di comune accordo, di mantenere attive le funzioni di invio e ricezione di telefonate; così i nostalgici come me possono continuare a chiamarlo volgarmente “telefonino“.
Le telefonate sembrano dei vocali di whatsapp, ma addirittura ti consentono di intervenire mentre l’altro parla per rispondere in tempo reale, eventualmente interrompere e modificare il discorso mentre esso si sta sviluppando! È pazzesco!!!
E per giunta è utilissimo in caso di urgenza: non devi aspettare la spunta blu o altro colore, ti basta sentire la voce che risponde dall’altra parte per sapere che sei online e puoi parlare a tua volta!
Molti dicono che sono un po’ cagaca**o quando dico queste cose (perché non mi limito a scriverle sul mio blog da folle) ma resto convinto di quello che penso, e mi piacerebbe sapere cosa ne pensate anche voi 🙂